2018: WORST-TO-BEST | Parte I: Musica

Siamo ormai sulla soglia del 2019, è periodo di liste di cose che sono andate bene nel passato anno, riassunti, rewind e tutto il resto per illuderci che stiamo per chiudere un periodo della nostra vita e per cominciarne un altro. Ovviamente, da buon Mattia che sono, devo farlo anche io - così come faccio ogni mese, con i film, ecco a voi i worst-to-best 2018, che saranno ben due: uno (quello di oggi) sugli album usciti, e l'altro (in arrivo attorno a metà gennaio, tempo di far finire di uscire gli ultimi film che in realtà sono del 2018 e di farmene recuperare alcuni altri) sui film.

Parlando di musica, quest'anno è stato proprio un bell'anno, uno dei migliori direi, assieme al 2015, degli ultimi tempi. Sono uscite un bel po' di cose che mi hanno entusiasmato a prescindere, infatti non ci sono brutti album nella seguente lista, solo quelli da cui magari mi aspettavo qualcosa in più.
Partiamo subito, dal pù brutto, al più bello (SECONDO ME)

Ghost - Prequelle
Una leggera fissa per i Ghost mi è venuta quest'anno, a ridosso dell'uscita di Prequelle, verso maggio/giugno. Il gruppo, oltre che per la sua immagine molto..come dire, particolare, è conosciuto per questa musica hard-rock di vecchio stampo, potente e vintage, che ha fatto impazzire il grande pubblico. Prequelle ha dei pezzi molto validi (Rats, Faith, ma anche la stessa Dance Macabre, geniale, secondo me), solo che rispetto al precedente Meliora, ha perso un po' di smalto, e l'ascolto mi è sempre un po' affaticato, in effetti dopo il terzo o il quarto, raramente mi è venuta vogla di ascoltarlo. 

Nitro - No Comment
Tra i pochissimi rapper che conosco abbastanza, Nitro ha una certa dote per via dell'intensità dei suoi testi, e per il flow che sceglie di usare - riesce sempre in qualche modo ad acchiapparmi e a farmi entusiasmare. No Comment, ormai uscito quasi un anno fa, parte benissimo: le prime sei tracce sono tutte incredibili, e le ascolto molto spesso. Poi si perde un po' per strada, anche per via dell'esperimento, secondo me, mal riuscito di separare in due tracce San Junipero. Tuttavia il disco si riprende alla fine con le ultime due tracce, che sono ottime a dir poco.

Salmo - Playlist
Sulla stessa scia, abbiamo l'ultimo album di Salmo - rapper che secondo me risplende molto di più a livello compositivo, che di scrittura dei testi. Il precedente Hellvisback mi fa impazzire, per via del suo vibe quasi country-desert-vintage. Qui Salmo si è modernizzato, ma riesce comunque a regalarci pezzi che entrano subito in testa e che ci rimangono volentieri. Dei testi non si può dire la stessa cosa, purtroppo, alcuni sono abbastanza vergognosi (PXM), mentre altri sono piuttosto belli (90MIN, Lunedì, Il Cielo nella Stanza). Inoltre qui le basi sono fantastiche, e Salmo è anche riuscito a farmi sopportare una piccola strofa di Sfera Ebbasta, presente in Cabriolet, che non è cosa da poco.

Muse - Simulation Theory

Non mi dilungherò molto visto che l'ho già recensito (link qui) . Nonostante sia sicuramente fra gli album meno riusciti dei Muse, io continuo ad apprezzarlo, per quello che è: un folle esperimento delirante synth-retrowave anni '80. Un tripudio fantascientifico, dove il trio ha osato come non osava da un bel po' di tempo. Ad ogni ascolto lo apprezzo sempre di più. Ma dai Muse non potevo aspettarmi che questo




Toska - Fire by the Silos

Secondo lavoro, ma primo full-length dei Toska, trio strumentale emergente, dove sfruttano la potenza del progressive metal fondendola a sonorità spaziali e oniriche. Fire By The Silos è un po' un'esperienza, essendo un concept su una famiglia che viene essenzialmente abbattuta dallo stato, e della loro rivalsa. I pezzi riescono sempre a smuovere qualcosa dentro, e anche se continuo ad apprezzare di più il precedente Ode to the Author, si sente parecchia maturazione nel loro sound, soprattutto nel brano Congress, che mi ricopre di brividi ogni singola volta che lo ascolto. Quest'album è molto denso, non ancora lo digerisco completamente, ma la sua atmosfera fitta e particolare oltre che alcuni momenti, lo rendono uno degli album più unici che abbia ascoltato nel prog metal.

Hypophora - Douse

Questa band, più che emergente, è proprio debuttante. Questo è il loro primo disco, che tra l'altro ho scoperto proprio perchè i Toska se li sono portati in tour con loro, ed è un rock potentissimo, ad alto tasso di energia, con influenze soul nel cantato (la voce di Katie McConnell è semplicemente pazzesca), pop nelle melodie, e progressive nel riffing. Questo gruppo promette parecchio, e non vedo l'ora che caccino fuori qualcos'altro. Sorcerers e Headlines mi hanno fatto istantaneamente innamorare di questa band, mentre, dopo vari ascolti, Etiolate e Smiling hanno cemenificato il grosso rispetto per loro. Veramente, veramente bravi.

Tesseract - Sonder

Io e i Tesseract abbiamo un rapporto complicato. Non mi hanno mai proprio preso, ma c'è voluto l'acquisto del biglietto del loro concerto (assieme ai Between the Buried and Me e a Plini) per dargli una seria chance. Sonder ha giocato un immenso ruolo in questo. I Tesseract sono fra i portavoce dello stile djent, all'interno del prog metal (con chitarre baritonali, a sette o otto corde, ritmiche intricate che seguono la cassa della batteria, eccetera.). Il loro è però molto melodico e dall'atmosfera molto da space-rock. Dal vivo sembravano degli alieni, in effetti. Sonder riesce a sintetizzare bene molte delle loro caratteristiche, presentandoci pezzi che vanno dritti al punto, ma con molta atmosfera e con alcuni passaggi notevolmente pesanti (Smile ha un breakdown che demolisce le case). Nonostante questo, lo trovo troppo troppo corto, è come se gli mancasse un finale, e questa cosa lascia un po' insoddisfatti. Per il resto,  fra i migliori dell'anno.

Plini - Sunhead

Non propriamente un album, bensì un EP. Ma comunque Plini, in 20 minuti di musica, mi ha fatto completamente perdere la testa. E' diventato simultaneamente più jazz e più djent, e il risultato è qualcosa di unico nel suo genere, davvero. Quattro pezzi che si possono ascoltare in qualsiasi momento, da divorare tutti di fila e che regalano tanta gioia e divertimento, nulla di più da dire, nulla di meno da togliere


Between the Buried and Me - Automata


Credo di aver già spiegato bene Automata su Instagram, quindi vi riporto direttamente quello che ho scritto: 

Automata (rilasciato in due parti, ma comunque un album solo) è l'ultimo lavoro della band di Winston-Salem. Riesce a unire tutte le varie sonorità che la band ha avuto fino ad ora, ma comunque suonando fresco e diverso dai loro precedenti lavori. Si passa da pezzi pesantissimi (Yellow Eyes) a melodie spaziali (Millions), da follia jazzistica (Voice of Trespass) a incursioni di grunge anni '90 (The Grid). La storia sembra tratta da Black Mirror: un'azienda trasmette in televisione i sogni di un individuo, creando una sorta di reality show psicologico. 

Automata scorre bene, ed ogni canzone ha carattere, persino i pezzi corti di transizione. La summa di tutto è sicuramente The Proverbial Bellow: dinamica, epica (nel vero senso del termine), con suoni fuori da questo mondo, emozionante e da brividi. È stato un piacere sentirla dal vivo (ci hanno aperto il set - vi sfido ad aprire un concerto meglio di così). Sicuramente fra le canzoni più belle del 2018 in assoluto.

Haken - Vector 

Come con Automata, riporto cosa ho già detto su Instagram:

Tra gli album più recenti presenti in questa lista. E' uscito un paio di mesi fa, ma posso già confermarvi che è una vera e propria bomba.
In questo disco gli Haken hanno spinto il pedale sulla cattiveria a tavoletta, regalandoci i brani più pesanti e oscuri che abbiano mai scritto nella loro carriera, che fanno da soundtrack ad una storia assurda: un paziente di un istituto psichiatrico è sottoposto agli esperimenti di un dottore, dopo essere stato in uno stato catatonico per molti anni. Ne uscirà fuori diverso, a dir poco. 
Il grottesco, orrido e introspettivo dei testi e di ciò che implicano, unito alla musica, rendono Vector una specie di film dell'orrore di stampo classico musicale, creando un'esperienza che, nonostante sia corta (l'album dura 45 minuti), riesce a spiazzare per la sua densità e potenza. 
Il mio pezzo preferito è Veil: una canzone di 12 minuti, che ha l'importanza di una da 20, ma che sembra di soli 5. Capito? Gli Haken giocano pure con la relatività del tempo. Non si scherza. Comunque, si lascia ascoltare che è un piacere (io credo che sia quello che ho ascoltato più volte in così poco tempo) ed è una raccolta di momenti fantastici, uno dietro l'altro. 

twenty one pilots - Trench 

Di solito non succede mai, ma quest'anno ha vinto un album pop. Anche questo recensito, Trench è ormai molto più di un album. E' un simbolo di lotta interiore, gremito di brani prodotti da Dio e testi che smuovono dentro, che siano canzoni tristi o felici. Quello che hanno creato i Twenty One Pilots con questo album si vede raramente (anche se è un po' il secondo anno di fila che succede, l'anno scorso Prisoner 709 mi ha fatto lo stesso effetto) , e tutta la potenza del loro messaggio raggiunge il culmine in questo disco. Non mi dilungo, che c'è l'articolo, che vi invito a leggere.


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Questo è quanto, per quel che riguarda la musica. Si prospettano uscite molto interessanti nel 2019, che, se sarà anche solo per metà bello come quest'anno (a livello musicale s'intende), accolgo a braccia aperte.





Commenti

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