La storia dell'arte, specie quella moderna, mi ha sempre affascinato (SPI per il sociale: non vale la pena andare a scuola se la tolgono come materia - ecco, l'ho detto). La figura di Vincent Van Gogh, ancora di più. Anche se non è il mio pittore preferito (titolo che appartiene a quel mostro di Turner), la sua particolare storia e modo di dipingere gli donano un alone di mistero, quasi mistico, che lo rende, per me, uno dei personaggi più particolari della storia. Rimanendo spiazzato da Loving Vincent (film che ha perso agli Oscar contro Coco - che ci può stare, ma diamine se se lo meritava) e ammaliato dalle splendide lezioni artistiche impartite dal buon Michele Salvemini durante i suoi concerti, quando hanno annunciato questo film, con questo cast, la curiosità mi si è subito accesa.
Partiamo subito col parlare del regista di questa pellicola: chi è Julian Schnabel? Bene, lui è un pittore prima di essere un autore cinematografico. Questo film, considerando questo, si trasforma in un grosso tributo a uno degli artisti che lo hanno influenzato di più. Ci regala così una sua interpretazione su "pellicola" di quello che l'artista voleva trasmettere e che sentiva. Questo film è incentrato, infatti, molto sull'immagine e su come Van Gogh viveva i suoi attimi d'ispirazione, durante gli ultimi attimi della sua vita. Willem Dafoe (detto DAFO', da pronunciare con enfasi) è l'elemento di spicco del film, certamente. E' incredibile come un attore con un viso così riconoscibile riesca a trasformarsi, convincendo lo spettatore di star guardando un personaggio che è morto quasi centotrentanni fa. Gli altri attori sono tutti bravi: Oscar Isaacs è un fantastico Gauguin (ma quando mai), e anche il buon Mads Mikkessen ci regala un'interpretazione che, seppur breve, è convincente. Ma DAFO' è una spanna sopra a tutti.
Le riflessioni filosofiche del pittore sono accompagnate da musica malinconica al piano, e da una regia abbastanza spiazzante: abbiamo riprese miste, con fotografia mista (si alternano luci naturali, bianco e nero, e toni sul giallo). Primi piani e dettagli magnifici, a panoramiche che inquadrano la potenza della natura, passando per dei piani sequenza che non mi hanno affatto convinto, essendo ripresi a mano, tutti tremolanti, che vogliono giocare un po' con le inquadrature ma che mi hanno solo provocato nausea e deconcentrazione. Inoltre, il finale del film, se non si conosce bene la storia dello studio sulla biografia di Van Gogh, può lasciare spiazzati: infatti la pellicola propone la "versione alternativa" (derivante da una della sua morte, non quella che tutti siamo abituati a conoscere), derivata da alcune teorie contemporanee.
In generale, questo film funziona, ma secondo me alcune scelte registiche potevano essere risparmiate, avrebbero aiutato nell'immersione maggiormente, al contrario di quanto Schnabel magari ha escogitato. Tuttavia è una validissima biopic, anche se un po' ripetitiva e noiosa a tratti, ma nulla di esageratamente grave.
VOTO: 7/10
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Ne approfitto per linkare il nuovo canale di Sproloqui su Youtube! Ho aperto con la Worst-To-Best di film del 2018.
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