Eccoci qui col primo incontro settimanale per questo mese, col nostro regista un po' macabro preferito.
Tim Burton è il primo che sottopongo al trattamento monografia, e non è un caso: prima di tutto è un'idea che mi è venuta sullo scadere di Settembre, ed Ottobre è un mese semplicemente perfetto per trattare di questo autore. Inoltre è stato proprio il primo autore a cui mi sono approcciato, il primo nome che riconoscevo, parlando di registi, cui stile era ben chiaro e figurato nella mia testa. Partire da lui ha tutto il senso del mondo.
Timothy Walter Burton nasce a Burbank (presso Los Angeles) nel 1958. Lavora per un periodo come animatore alla Disney, contribuendo a film come Red e Toby Nemiciamici, ma non è soddisfatto. Nel 1981 lavora al suo primo corto, animato in stop motion: Vincent. In questo corto, girato in bianco e nero, narrato dal celeberrimo Vincent Price, in rima, Burton butta dentro tutta la sua poetica: tratta la storia di un bambino solo ed emarginato, perso nelle sue inquietanti e gotiche fantasie. Si citano lo stesso Price ed Edgar Allan Poe, autori che riecheggeranno in tutto l'operato di Burton, assieme allo stile espressionista che si può notare nel cortometraggio. Dopo un adattamento televisivo di Hansel E Gretel in chiave asiatica (qui i gemelli dovranno combattere la strega a colpi di arti marziali), e un altro corto (che poi più avanti trasformerà in un film), Frankenweenie, Burton riesce ad essere ingaggiato per il primo lungometraggio: Peewee's Big Adventure. Non tratterò nello specifico di questo film perchè con Burton ha poco a che fare. Il film riscuote un ottimo successo, e permette a Burton di proseguire la sua carriera con il primo film nel quale infonde completamente il suo stile, e questo film è una bomba pazzesca.
BEETLEJUICE
1988
Questo film, scritto da Michael McDowell, narra la disavventura di una coppia sposata, che si ritrova improvvisamente morta. La loro casa viene venduta a dei New Yorkesi fissati per il design e l'arte moderna, cosa che alla coppia decisamente non va giù. Decidono di affidarsi così allo spirito dell'oltretomba, Beetlejuice per l'appunto, che dovrà spaventare via gli sciacalli.
E' incredibile la leggerezza con la quale questo film riesce ad affrontare la tematica della morte, rendendola non più qualcosa di spaventoso, ma qualcosa di naturale, un semplice cambio di stile di vita. Ognuno si manifesta in modo diverso nell'al di là, ecco infatti teste rinsecchite, corpi tagliati a metà, ectoplasmi e chi più ne ha più ne metta. Il tutto è gestito in modo assolutamente giocoso: gli effetti sono tutti pratici, si da poca importanza al fatto che si noti la loro artificiosità. Questa scelta, unita alle scenografie quasi rubate allo storico Gabinetto Del Dottor Caligari (film muto capostipite del cinema horror, nonchè dell'espressionismo tedesco), dona al film un'estetica tutta sua, che io ho trovato fantastica. Di spicco, poi, le performance di Michael Keaton, che interpreta il folle Beetlejuice - spirito un po' pervertito e meschino, ma in fin dei conti non malvagio - e di una giovanissima Winona Ryder, che veste gli scuri panni di Lydia, la prima incarnazione del ragazzo disadattato, elemento tipicamente Burtoniano. La Ryder è stata brava ad azzeccare il tono di questo personaggio (di cui mi sono follemente innamorato ma okay dettagli). La storia oltre che a trattare di morte tratta anche di amore, non solo sentimentale, ma genitoriale, di accettazione, non senza una certa critica all'arte falsa dei valori consumisti. Ottima pellicola, non esente da un paio di difetti, ma comunque godibilissima.
In seguito Burton rischia, donandoci la sua personale versione di un personaggio mitico.
BATMAN
1989
Torna Michael Keaton, che stavolta veste i panni di Bruce Wayne, che come sappiamo, difende le strade di Gotham City con il nome di Batman. Burton si avvale inoltre delle doti attoriali di Jack Nicholson (ai tempi forte di interpretazioni importanti come The Shining o Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo). Alle musiche torna anche il mitico Danny Elfman, compositore che lavorerà con Burton in quasi tutte le sue pellicole. La visione gotica di Gotham City e dei personaggi leggermente più violenti di quelli originali (Batman soprattutto) caratterizzano questa versione dell'eroe fumettistico, in un film che, francamente, apprezzo a metà. Questo perchè la performance di Nicholson come il Joker è magnifica ed è il pilastro su cui si fonda il film (nonostante non abbia particolarmente apprezzato la scelta di dargli origini molto chiare, leva un po' di sostanza al personaggio), ma al contrario Michael Keaton non mi convince affatto come Bruce Wayne, e in generale, non gli si da molta importanza.
Comunque sia, il film riporta un ottimo successo, sia di critica che di botteghino - verrà prodotto in seguito un sequel, ma non prima di aver portato al cinema un'opera che è rimasta nel cuore di tantissime persone.
EDWARD MANI DI FORBICE
1990
Questo film è una fiaba dove i colori sgargianti di un piccolo quartiere tipicamente americano e i toni spenti gotici di un castello su una collina si stringono la mano, anzi, si abbracciano dovrei dire. Edward Mani Di Forbice è la storia di un ragazzo artificiale, con delle forbici al posto delle mani, abbandonato a sè stesso, quando il suo inventore muore improvvisamente. Una donna, rappresentante di cosmetici, lo troverà e lo porterà a vivere con sè, assieme alla sua famiglia, in un piccolo quartiere - che poi è un ammasso di stereotipi americani. Edward entra a contatto per la primissima volta con la società e persino con l'amore. La storia è molto semplice ma nasconde molteplici significati, ed è forte di un'emotività non indifferente. Discriminazione, gentilezza, difesa personale, l'opinione pubblica e l'amore incondizionato sono i temi affrontati in questo classico, che vede per la prima volta Johnny Depp nel cast, attore che collaborerà con Burton in quasi tutti i suoi film a seguire. Consigliato per una serata con coperta e bevande calde.
BATMAN RETURNS
1992
Se il primo Batman non mi aveva convinto , con questo sequel Burton colpisce in pieno. Sarà che il film trova maggiori punti di appoggio che soltanto un personaggio, ma Batman Returns mi ha divertito in ogni modo possibile. Si aggiungono alla grande famiglia Burtoniana Danny DeVito, che ci regala una performance spettacolare per Il Pinguino - villain particolarissimo e unico nel suo genere - e Michelle Pfeiffer, con una performance se possibile anche migliore di quella di DeVito, come Cat Woman. I personaggi sono gestiti in modo ottimale e si incastrano in questa storia piena di intrighi e momenti alquanto violenti, nonostante sia essenzialmente un film per ragazzi. Il problema è sempre lo stesso però: Batman qua, c'è ma non c'è. Il personaggio è poco approfondito rispetto alle sue altre incarnazioni cinematografiche (Christian Bale su tutti, ma con Bale si bara perchè è un mostro - non che Keaton non lo sia, ma qua è davvero mal sfrutato secondo me). Comunque sia questo Batman Returns funziona alla grande e, suona strano dirlo, ma come film natalizio è ottimo. Ah. Una nota per le musiche. Danny Elfman è un genio, okay, in ogni sua colonna sonora riesce a lasciare il segno - ma in Batman, secondo me (Nightmare Before Christmas a parte) - ha dato il meglio di sè, basta ascoltare il tema principale per capirlo. Ottimissimo.
Concludiamo questa prima settimana con uno dei film più belli che Tim Burton abbia mai sfornato, ma molto sottovalutato, a mio parere.
ED WOOD
1994
Questo è uno dei pochi film di Burton che si discosta dalla sua componente fantasy, ma che nonostante questo riesce a incorporare i suoi tipici elementi alla grande. Torna Johnny Depp che veste i panni di Edward D. Wood Jr., regista famoso per Plan 9 From Outer Space, considerato il film peggiore della storia. Il film è prima di tutto una lettera d'amore di Burton verso il cinema: notiamo in tutta la pellicola l'amicizia fra Ed Wood e il mitico Bela Lugosi, in versione decadente, che è analogo quello fra Burton e Vincent Price. Abbiamo anche un importante tributo a Orson Welles, che ci fornisce la chiave di tutto il film: vale la pena lottare per una propria visione artistica. Ed Wood è un personaggio gentile, sognatore, un po' strambo (era un travestito, seppur etero, come tiene a precisare), che non vuole altro che realizzare film, perchè era la sua grande passione. Viene denigrato di continuo, ma lui imperterrito, continua sui suoi passi, senza arrendersi. Il bianco e nero è spettacolare: Burton è riuscito a giocarci in un paio di scene per renderle ancora più drammatiche. Notiamo anche una certa nostalgia per un'epoca ormai caduta: l'epoca classica dei film horror, forte di pellicole come Dracula, Frankenstein e gli altri mostri che abbiamo conosciuto e amato. Questo film è ispirante, commovente e intrigante e riesce a tenere l'attenzione alta senza l'aiuto di spiriti o mostri (nonostante i vari cenni), nel quale traspare una cura e un amore evidente e travolgente. Come ho già detto, fra i migliori di Burton, ma spesso non considerato (grave errore).
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Si conclude così la prima settimana dell'Ottobre Burtoniano. Settimana prossima avremo a che fare con alieni grotteschi, cavalieri senza testa e storie troppo finte per essere reali. A Lunedì.
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