The End? - L'Inferno Fuori / Recensione


Ferragosto.
Pioggia.
Panico.

Al cinema solo Ant-Man and The Wasp (visto il giorno prima, recensirò anche quello) di interessante, a parte per "The End? - L'Inferno Fuori". Così fu che mi ritrovai di nuovo in sala, il secondo giorno di fila, cosa mai successa in vita mia e che accolgo come ho accolto quel bellissimo tiramisù che mi sono trovato nel frigo una volta tornato a casa. 
E non solo.
Un film come The End?, prodotto completamente italiano, firmato Daniele Misischia, un giovine regista, lo accolgo veramente caldamente. Parliamoci chiaro: il film non è tutto sto capolavoro, ma bensì rappresenta uno spiraglio di luce nel cinema italiano contemporaneo, che come sappiamo tutti è impestato di commedie mediocri, cinepanettoni e drammi scialbi, titoli che appaiono per quelle due settimane in sala, e poi inevitabilmente finiscono nell'oblio. Ovviamente con le dovute eccezioni (mi vengono in mente Perfetti Sconosciuti, Lo Chiamavano Jeeg Robot che devo assolutamente recuperare, e Il Ragazzo Invisibile, che si cimenta nel genere supereroistico.). 
Ma uno zombie-movie italiano di questo calibro, nel presente, rappresenta una bella novità. 

Protagonista un odioso business-man, Claudio Verona, interpretato da Alessandro Roja, famoso per la sua parte nella serie Romanzo Criminale. Quest'uomo, un po' un tipico Ebenezer Scrooge, sta andando al lavoro, ma rimane bloccato in ascensore. Nel frattempo scoppia un epidemia a Roma, che rende le persone completamente folli, assetate di sangue. Insomma, zombie. Ma non proprio. Infetti. Il film, quindi, ha in gran parte luogo in questo ascensore, bloccato appena sotto un piano, con il nostro Claudio dentro. Dopo aver forzato le porte, si renderà conto dell'epidemia grazie a vari incontri, telefonate, video su Youtube, cercandosi di difendere con i mezzi a sua disposizione e cercando aiuto dagli sfortunati colleghi che, paradossalmente, rimangono intrappolati fuori assieme agli infetti, mentre lui è al sicuro lì dentro.

Trama molto semplice, ma che ha bisogno di una buona sceneggiatura per essere sviluppata bene, cosa che, nonostante l'abbia trovata un po' ripetitiva e con un buchetto di trama (la mazza la potevi usare prima, a Clà.), c'è abbastanza. Roja regge il film con la sua bravura: lo notiamo sconvolto, scioccato, poi pian piano sempre più cinico, ma sempre disperato. La sua performance è ottima e messa insieme alla regia di Misischia, che è claustrofobica, e con scelte atte a mettere tensione addosso gli spettatori (la parte prima dell'arrivo dei primi infetti è un'evidente dimostrazione di questo), crea delle fondamenta stabili per la pellicola, che però cede un po' appunto, come già detto, per via della ripetitività. Nonostante ciò, e il personaggio/morale abbastanza clichè, i dialoghi non sono affatto male, così come la fotografia. Il corridoio del piano che si vede dall'apertura dell'ascensore ha le pareti dipinte di rosso, un rosso che poi tingerà muri e pavimenti, grazie agli schizzi di sangue di vittime e infetti stessi. Viene in mente un po' The Shining, fra ascensori e sangue, e io credo di aver scovato un' inquadratura abbastanza citazionistica, ma mi perdo in chiacchiere (complimenti a Misischia per questo, però.).

In sostanza: consigliato? Beh, sì. Come film a sè stante non fa urlare al genio, ma tutto sommato è una pellicola italiana realizzata in modo ottimo dal lato tecnico, e che soprattutto si merita tutto il supporto che possiamo dargli, perchè dopo non voglio sentire lamentele sul fatto che in Italia il cinema è morto, se poi film come questo vengono snobbati. 
Al posto di vedere l'horror americano di turno, fatevi un piacere e scegliete questo.

(Voto: 7.5)


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